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Dott. Cervellini chirurgo di ernia del disco

Intervista al Dott. Cervellini, neurochirurgo spinale specialista di ernia del disco

Il Dott. Patrizio Cervellini è un neurochirurgo spinale molto riconosciuto in Veneto ed è il primo in Italia per l’Esportazione Toracoscopica delle ernie toraciche.

Già Direttore dell’Unità Semplice di Chirurgia Vertebro-Midollare presso l’Ospedale di Vicenza, attualmente opera come libero professionista a Vicenza e Bologna e riceve in visita i pazienti presso il nostro centro.

Il Dott. Cervellini ha una grandissima esperienza nella cura dell’ernia del disco, una patologia che può arrivare a limitare molto la vita delle persone ma che, se curata bene, si può risolvere o con cui si può convivere.

L’ernia del disco è una delle più conosciute cause del mal di schiena e la maggior parte dei pazienti a cui viene diagnosticata crede che l’unico modo per curarla sia toglierla chirurgicamente. Questa è una falsa convinzione.

Abbiamo intervistato il Dott. Cervellini per capire in quali casi l’ernia viene curata chirurgicamente e cosa succede ai pazienti che invece si curano con il trattamento conservativo.

Ecco le domande che gli abbiamo fatto. In fondo all’articolo c’è anche la video intervista al Dott. Patrizio Cervellini.

Dott. Cervellini, che cos’è l’ernia del disco?

modello di ernia del disco

L’ernia del disco è una patologia legata alla degenerazione del disco intervertebrale, ovvero la parte interna alla vertebra. Il disco intervertebrale è composto da due parti: la parte esterna che è l’involucro e viene chiamato anello fibroso e la parte interna che è il nucleo polposo.

È il nucleo polposo che determina l’ernia. Questo succede nel momento in cui si ha una rottura della parte esterna che contiene il nucleo e di conseguenza la fuoriuscita del nucleo polposo stesso.

Il nucleo polposo uscendo può andare a toccare il nervo e determinare alcuni sintomi, come per esempio la sciatica nel caso di ernia lombare.

In quale caso l’ernia del disco va affrontata chirurgicamente?

neurochirurgo con modello colonna vertebrale

L’ernia del disco si affronta chirurgicamente solo in due casi:

  1. quando il dolore non passa, dopo un congruo periodo di tempo e dopo aver tentato alcuni trattamenti.
  2. Quando l’ernia schiaccia il nervo fino a danneggiarlo, provocando sintomi anche gravi. Se si verifica questo lo specialista deve operare e rimuovere subito l’ernia per evitare danni permanenti al nervo.

In tutti gli altri casi l’ernia si risolve spontaneamente o attraverso terapie conservative e fisioterapiche.

Dott. Cervellini, quali sono le tecniche chirurgiche più moderne e di conseguenza meno invasive?

Le tecniche chirurgiche per l’asportazione dell’ernia del disco al giorno d’oggi sono tutte poco invasive.

Il gold standard, cioè la tecnica più usata e quella che è ormai considerata la tecnica standard per l’asportazione dell’ernia del disco è l’asportazione micro-chirurgica. Con la microdiscectomia si usa il microscopio operatorio e questo ingrandisce di molto il campo operatorio. Di conseguenza l’approccio chirurgico è poco invasivo.

Ancora più modernamente ci sono le tecniche endoscopiche, che saranno il futuro gold standard. La tecnica endoscopica permette di affrontare l’intervento di asportazione dell’ernia del disco con un’incisione cutanea di circa 1 centimetro, più o meno come il diametro di una matita. Così facendo l’operazione è ancora meno invasiva che con il microscopio.

Quale vita può aspettarsi un paziente operato di ernia del disco?

due signore che fanno nordic walking

La vita di un paziente operato di ernia del disco è una vita praticamente normale.

Certamente dopo l’intervento è importante avere un occhio di riguardo per la propria schiena. Va tenuto conto infatti che dopo l’operazione esiste una possibilità di recidiva. Inoltre è anche possibile che il disco operato vada piano piano consumandosi sempre di più e questo può rendere il paziente maggiormente soggetto a nuove ernie o a possibili mal di schiena legati alla degenerazione del disco intervertebrale.

Per questi motivi è sempre bene che i pazienti operati di ernia del disco stiano prima di tutto attenti ai carichi a cui sottopongono la propria colonna lombare.

In secondo luogo è sempre opportuno che dopo l’intervento seguano un trattamento fisioterapico, atto a mantenere una buona postura e un buon trofismo dei muscoli che sostengono la colonna.

Devono inoltre stare particolarmente attenti alle attività sportive traumatiche come giocare a tennis, giocare a calcio, sciare ecc. Sicuramente questi non sono sport indicati a chi è stato operato di ernia del disco, anche se poi molti operati praticano li praticano lo stesso.

Noi professionisti consigliamo piuttosto il Nordic Walking, il nuoto o il pilates, come attività positive per la colonna vertebrale.

Dott. Cervellini, e i pazienti non chirurgici?

Patrizio Cervellini neurochirurgo spinale

Come ho detto prima non tutti i pazienti vengono operati. Anzi si tenta sempre, se non ci sono le indicazioni per un intervento d’urgenza, un trattamento di tipo conservativo.

Per trattamento conservativo intendo la fisioterapia, le infiltrazioni, l’Ozonoterapia che adesso è molto praticata per l’ernia del disco (leggi l’articolo), oppure le infiltrazioni peridurali.

Oltre a questo possono essere fatti degli interventi che non sono veri e propri interventi chirurgici, ma sono delle punture a livello del disco, come ad esempio l’Ozono intradiscale o la nucleoplastica.

Il punto, e questa è una cosa molto importante da dire ai pazienti, è che esiste la possibilità che l’ernia del disco si riassorba spontaneamente. Tutti questi trattamenti possono aiutare ad accelerare questo riassorbimento, con la conseguente cessazione dei sintomi e il ritorno alla normalità quotidiana.

Un’altra cosa molto importante da sottolineare è che, come accade per i pazienti operati, anche i pazienti che vanno incontro ad una guarigione spontanea o che si sono curati con trattamenti conservativi dovranno poi fare della fisioterapia in sala riabilitativa.

Questa fase è importantissima perché anche i pazienti non operati sono soggetti alla possibile recidiva. Esatto, non solo gli operati recidivano ma anche quelli che guariscono spontaneamente. Gli esercizi specifici riabilitativi sono la miglior arma per prevenire questa eventualità.

 

Guarda il video dell’intervista….