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Cause e patologie che provocano dolore all'anca

Dolore all’anca: quali sono le cause e come si cura

Il dolore all’anca in medicina viene chiamato coxalgia, ed è un sintomo molto diffuso perché l’anca è l’articolazione più grande del corpo e ne deve sostenere tutto il peso quando si sta in piedi o si cammina.  

Un problema all’anca può portare dolore localizzato ma anche nelle zone limitrofe del corpo come ad esempio l’inguine, la coscia e il gluteo. Ci sono infatti due nervi molto importanti, il nervo sciatico e il nervo femorale (detto anche crurale), che passano rispettivamente dietro e davanti l’articolazione, che spesso portano ad un’irradiazione del dolore soprattutto alla faccia anteriore della coscia. 

Il dolore in genere si manifesta prima nell’anca destra o nell’anca sinistra, ma non è così raro che si manifesti fin da subito bilateralmente. In altri casi, un malfunzionamento dell’anca può risultare asintomatico ma riflettersi con problemi alle ginocchia. 

Il dolore all’anca porta con sé altri sintomi come senso di rigidità, gonfiore e difficoltà motorie: a camminare, ad alzarsi dal letto, ad accavallare le gambe, zoppia, dolore quando si è sdraiati su un fianco. 

L’articolazione dell’anca

come è fatta l'anca

L’anca è l’articolazione che congiunge la parte superiore con la parte inferiore del corpo, unendo il bacino con l’arto inferiore. 

È composta dalla testa del femore, che si inserisce nell’acetabolo, una cavità abbastanza profonda nell’osso iliaco, ovvero l’osso del bacino. Fra la testa del femore e l’acetabolo c’è uno strato di cartilagine che permette all’articolazione di scorrere e funzionare senza sfregamenti tra le due ossa.

A contribuire al funzionamento dell’articolazione poi ci sono i tessuti molli: muscoli, tendini e legamenti. 

Le principali cause del dolore all’anca

quali sono le cause del dolore all'anca

Le cause del dolore all’anca possono essere molte e di natura diversa. Il dolore può insorgere in seguito ad un trauma oppure essere provocato da una patologia infiammatoria o cronico-degenerativa (artrosi). 

In base alla diversa natura del problema all’anca anche il sintomo si manifesta in modo diverso: sarà intenso, acuto e improvviso in caso di frattura, mentre sarà più probabilmente sordo in caso di patologia degenerativa.

Fra i traumi all’anca possiamo avere fratture o lussazioni.

In assenza di trauma, le patologia che provocano più frequentemente dolore all’articolazione sono:

  • tendinite o più correttamente tendinopatia del medio-gluteo: si verifica in genere negli sportivi che praticano nuoto, corsa o ciclismo e tendono a sollecitare molto il piccolo e medio gluteo;
  • mal funzionamento del muscolo ileo-psoas;
  • borsite: in particolare la borsite trocanterica (parte esterna del femore),
  • artrite infiammatoria dell’anca;
  • conflitto femoro-acetabolare (FAI): ovvero il contatto diretto patologico fra una parte del femore e una parte dell’acetabolo, che normalmente non sono a contatto diretto. È una patologia che spesso interessa giovani sportivi e che se non adeguatamente curata può portare ad un’artrosi precoce. 
  • osteoartrosi: quando il dolore non viene da una causa scatenante ma è la conseguenza della degenerazione della cartilagine nell’articolazione. 

L’artrosi dell’anca

artrosi anca per capire differenze tra artrosi e artrite

L’artrosi dell’anca, anche chiamata coxartrosi, è la causa più comune del dolore all’anca. Si tratta di una malattia degenerativa che si presenta con l’avanzare dell’età e può diventare ache molto invalidante. 

Con l’artrosi la cartilagine della testa del femore e dell’acetabolo si deteriora fino a non svolgere più bene la sua funzione. Ne consegue una perdita della funzionalità articolare (più o meno grave) e nei casi più avanzati addirittura una deformazione delle ossa che compongono l’articolazione. 

Oltre all’età ci sono altri fattori che possono accelerare il processo di deterioramento, come l’eccessiva sedentarietà, un’attività sportiva intensa, l’obesità e naturalmente anche una predisposizione congenita. 

Il dolore all’anca nei giovani

giovane che corre

 

Anche se è molto meno frequente che negli adulti, anche nei giovani può presentarsi il dolore all’anca, in particolare per queste due patologie: la displasia dell’anca e l’artrite reumatoide giovanile. 

La displasia dell’anca è una malattia congenita che implica una malformazione dell’acetabolo. Essendo malformato l’acetabolo non “accoglie” bene la testa del femore e questo predispone alla lussazione dell’anca. 

L’artrite reumatoide giovanile invece è una malattia autoimmune che provoca dolore e rigidità nelle articolazioni dei giovani fino a 16 anni. Questo tipo di artrite può colpire una sola articolazione, ad esempio l’anca, o anche più articolazioni contemporaneamente. 

Cura del dolore all’anca

fisioterapia per l'anca

Se il dolore all’anca è lieve e presente solo da poco tempo, ci sono alcuni piccoli accorgimenti per controllarlo e aiutare l’anca a ritrovare il benessere. Ad esempio prima dell’attività sportiva è sempre bene fare un buon riscaldamento e, se invece il dolore non consente di fare attività, è meglio evitare di stare in piedi troppo a lungo e prediligere sport in scarico come il nuoto e la bicicletta. 

Vogliamo sottolineare che una delle cause che spesso influiscono sui problemi di anca è l’obesità. Per tanto la sola riduzione del peso corporeo può, in alcuni casi, bastare ad apportare un piccolo beneficio.  

Attenzione però che queste indicazioni sono utili solo in caso di patologia non ancora conclamata. Se il dolore dovesse persistere da diverse settimane, essere intenso o creare limitazioni di movimento si consiglia di rivolgersi ad uno specialista per un consulto. 

Come si svolge una prima visita all’anca

dott. grano ortopedico spalla

Presso il nostro centro lo specialista di riferimento per l’anca è il Dott. Giovanni Grano, ortopedico chirurgo di spalla e anca, primario del reparto di Ortopedia dell’Ospedale di Bassano. 

La prima visita con il Dott. Grano si svolge in tre fasi. Innanzitutto il medico ricostruisce insieme al paziente la sua anamnesi, ovvero la storia medica e le abitudini di vita che potrebbero influire sul problema all’anca. 

Dopo aver preso in considerazione la storia del paziente, lo specialista verifica soprattutto la mobilità dell’anca. La valutazione clinica deve essere poi supportata e confermata da una diagnostica per immagini, in questo caso una radiografia  e a volte una risonanza magnetica, per ottenere una diagnosi certa. 

Una volta ottenuta la diagnosi, il Dott. Grano indicherà al paziente il percorso di riabilitazione e cura più adatto da seguire oppure indirizzerà il paziente al trattamento chirurgico, nelle situazioni più estreme. 

Trattamento del dolore all’anca

fisioterapia al ginocchio Magalini Medica a Bassano

Il primo approccio per curare il dolore all’anca è sempre conservativo. Se la patologia risulta essere in fase iniziale o moderata in genere si consiglia di svolgere delle sedute di fisioterapia. Per controllare il dolore e l’infiammazione è possibile ricorrere a terapie strumentali come la Tecarterapia, l’Ipertermia delta o meglio ancora la bioterapia QMR Q-Fisio, mentre per recuperare la mobilità e la forza muscolare si possono fare degli esercizi mirati in sala riabilitativa, meglio se con l’aiuto di alcune delle più recenti apparecchiature. 

Sempre nella fase conservativa, possono venire in aiuto i farmaci antidolorifici e antinfiammatori oppure, più raramente, le infiltrazioni di acido ialuronico in caso di coxartrosi (artrosi dell’anca).

Oltre a questi approcci, esistono poi delle tecniche di medicina rigenerativa: si preleva una parte di tessuto da una diversa parte del corpo del paziente e lo si inietta, dopo la corretta lavorazione, a livello dell’anca per stimolare la rigenerazione dei tessuti. In particolare le due tecniche utilizzano il plasma (PRP) oppure le cellule mesenchimali (di solito tessuto adiposo).

Un altro approccio riguardante la medicina rigenerativa, idoneo se la patologia non è ancora nelle forme più avanzate, è l’utilizzo dell’apparecchio elettromedicale QMR Q-Fisio associato alla Bemerterapia. Queste due terapie combinate non hanno alcun effetto collaterale e sono completamente non invasive. 

Intervento di protesi all’anca

intervento per la protesi dell'anca

Uno degli interventi chirurgici più eseguiti per l’articolazione dell’anca è l’impianto di protesi. 

L’intervento chirurgico è sempre l’ultima opzione considerata, anche se con le tecnologie moderne risulta essere molto poco invasivo rispetto a qualche anno fa. Solo quando l’artrosi è in fase avanzata oppure le terapie conservative non hanno dato benefici, lo specialista può consigliare al paziente di procedere con l’intervento di protesi. 

In campo chirurgico esistono delle nuove tecniche chiamate mini-invasive, con accesso anteriore, le quali presentano molti vantaggi per il paziente, sia nel rispetto dei tessuti che nella riduzione delle complicanze (ad esempio la lussazione).

Alcuni chirurghi inoltre utilizzano l’approccio anteriore mini-invasivo con l’utilizzo del robot, che riduce ulteriormente gli errori di posizionamento delle componenti protesiche.

Grazie a queste nuove tecnologie chirurgiche si ha un recupero molto rapido. Il paziente riesce infatti ad alzarsi e fare i primi passi con l’aiuto di una stampella già dal giorno successivo all’intervento. 

La dimissione dall’ospedale arriva dopo 2/5 giorni e dopo circa 1-2 settimane il paziente riesce a camminare tranquillamente senza stampelle. Dopo 3-4 mesi dall’intervento viene concessa anche l’attività sportiva a basso impatto.

La durata di una protesi d’anca al giorno d’oggi è di 20/25 anni. Quindi i pazienti più avanti con gli anni riescono a vivere bene con la loro protesi senza doverla mai neanche sostituire. Un altro vantaggio fondamentale delle moderne tecnologie. 

È importante sottolineare che, anche in caso di intervento, la fisioterapia rimane fondamentale per recuperare al meglio la funzionalità motoria e per preservare la protesi. 

Dopo l’intervento, tutta la postura deve riadattarsi alla “nuova anca” ed inoltre devono essere recuperate le debolezze muscolari maturate durante la fase di ridotto movimento che ha preceduto l’intervento. 

Gli specialisti consigliano infatti di seguire sempre un percorso di riabilitazione post-intervento e, preferibilmente, di svolgere anche qualche seduta di preparazione all’operazione.