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macchina per esami diagnostici

Dovrò fare la risonanza o i raggi? Guida agli esami diagnostici

Vi è mai capitato di voler fare uno degli esami diagnostici ma non sapere qual è il più adatto? Secondo la nostra esperienza quelli che i pazienti confondono di più sono la risonanza e i raggi.

Gli esami diagnostici per immagini sono spesso utili agli specialisti per poter fare la diagnosi. Fra questi esami ci sono la risonanza magnetica, i raggi X, la Tac, l’ecografia. Ognuno di questi esami diagnostici strumentali consente di vedere una parte del corpo umano in modo diverso, facendo risaltare i tessuti ossei piuttosto che i tessuti molli o viceversa. Sono quindi tutti esami diversi ed è importante sottoporsi a quello giusto, a seconda della patologia sospetta.

Molti pazienti che stanno per fare una visita specialistica decidono di eseguire prima un esame strumentale, per arrivare alla visita più pronti. Spesso però l’esame eseguito non è quello che avrebbe scelto il medico e il paziente deve farne un altro.

Così il paziente si ritrova ad aver perso denaro e tempo. Senza contare che sottoporsi ad un esame di questo genere può essere per alcuni noioso e fastidioso.

Il consiglio che diamo è di aspettare la visita per farsi dire dal medico quale esame serve. In alternativa si può chiedere un consiglio al momento della prenotazione.

In questo articolo proviamo a spiegare in modo semplice in cosa consistono e a cosa servono la risonanza magnetica, i raggi X, la Tac e l’ecografia. Vi accorgerete leggendolo quanto è importante fare un ragionamento accurato sugli accertamenti diagnostici.

Uno degli esami diagnostici più approfonditi è la risonanza magnetica

risonanza magnetica cervicale lastra

RM o RMN sono abbreviazioni di Risonanza Magnetica o Risonanza Magnetica Nucleare. Esiste dagli anni 80 e utilizza campi magnetici e onde radio. Tra gli esami diagnostici è uno dei più approfonditi perché permette di vedere in dettaglio ogni componente della parte del corpo esaminata.

Questa tecnologia permette di avere immagini in tre dimensioni, con una risoluzione altissima. A differenziarla dagli altri esami strumentali è il fatto di restituire contemporaneamente la conformazione di tessuti molto diversi fra loro come muscoli, tendini, cartilagine e osso. Neanche con la Tac si possono avere tessuti così diversi nella stessa immagine.

Un esame diagnostico non invasivo

Un altro vantaggio della risonanza è che non è invasiva, perché non usa radiazioni. Le radiografie e la Tac invece sì. Per questo motivo si possono ripetere più esami anche in tempi ravvicinati senza problemi.

L’unico limite si presenta se il paziente porta qualcosa di metallico o ferromagnetico che non può togliere: un pacemaker, alcuni tipi di protesi metalliche o clips vascolari. In questo caso non può essere sottoposto al campo magnetico. Per quanto riguarda le protesi, quelle moderne sono fatte di un materiale compatibile con la risonanza. Ci raccomandiamo con chi le porta di verificare sempre questa informazione, magari consultando l’ortopedico che ha eseguito l’intervento.

A differenza di altri esami clinici la risonanza non richiede una preparazione particolare. Il paziente deve solo compilare la privacy, il consenso e spogliarsi di qualsiasi oggetto: cintura, orologio, gioielli, portafogli ecc. prima di entrare nella macchina. È naturalmente compito del tecnico assicurarsi che lo faccia.

La risonanza magnetica può avvenire con o senza mezzo di contrasto (MDC). Il metodo di contrasto consiste nell’iniettare per via endovenosa un liquido che reagisce al campo magnetico e crea appunto un maggiore contrasto nelle immagini. Permette di avere particolari ancora più dettagliati dei tessuti vascolarizzati. Anche con questa modalità generalmente non ci sono effetti collaterali. La sostanza iniettata ha infatti un rischio di reazione allergica molto basso.

Gli utilizzi della Risonanza Magnetica

La RMN si usa in moltissimi campi: neurologico, ortopedico, traumatologico, oncologico, cardiologico, gastroenterologico. Per le patologie muscolo-scheletriche è in genere migliore della Tac. Inoltre è preziosa per le immagini della colonna vertebrale e del cervello.

Una piccola curiosità: una particolare macchina per la risonanza viene usata per fare esperimenti di neuroscienze. Il paziente viene sottoposto a immagini o suoni e contemporaneamente si osserva con la risonanza il flusso del sangue, per capire quale parte del cervello si attiva in base agli stimoli dati. Questo è un metodo molto avanzato per capire cosa pensano veramente le persone!

Fra gli aspetti negativi della risonanza c’è sicuramente la durata. Per 20/40 minuti (dipende dalla macchina) bisogna stare immobili. Un movimento del paziente può infatti obbligare a ripetere tutta una sequenza, perdendo ulteriore tempo. Per chi soffre di claustrofobia è impossibile pensare di stare tutto questo tempo in un tunnel chiuso. Fortunatamente con la risonanza magnetica aperta questo problema si è risolto.

Il costo dell’esame è in genere più elevato rispetto a quello dei raggi, anche se negli anni è molto diminuito. Oggi in base all’esame e al tipo di macchina si può spendere dalla cinquantina di euro a circa un paio di centinaia. Motivo in più per sottoporsi ad una risonanza magnetica solo se si è certi che sia l’esame giusto.

Consigli per la prenotazione dell’esame

Per prenotare questo accertamento diagnostico il paziente deve fornire queste informazioni:

  • Dire se ha subìto impianti chirurgici non idonei alla risonanza;
  • Specificare se serve o meno il metodo di contrasto;
  • Comunicare se soffre di claustrofobia;
  • Chiedere se il suo peso potrebbe impedire l’uso di una macchina aperta (più piccola di quella chiusa);
  • Dire quale parte del corpo va esaminata.

L’ultimo punto potrebbe sembrare scontato ma non lo è affatto. La colonna vertebrale per esempio si divide tra cervicale, dorsale e lombare e solo in rari casi serve esaminarla interamente. Altro esempio frequente: il dolore è al braccio ma la causa è cervicale. Quando è così fare una risonanza magnetica al braccio è inutile. Un altro esempio ancora: chiedere una RMN alla gamba è impreciso: il problema riguarda il ginocchio, la caviglia, la coscia o l’anca?

Quando c’è incertezza fare una visita specialistica o una valutazione fisioterapica è indispensabile per individuare la causa del dolore e capire dove fare l’accertamento diagnostico.

Gli esami diagnostici con i raggi X, ovvero le radiografie

immagine raggi X alle ginocchia

Gli esami diagnostici con i raggi X permettono di avere le radiografie, immagini per la diagnosi apparentemente simili ma in realtà molto diverse da quelle della risonanza magnetica.

I raggi X furono scoperti nel 1895 da un certo Wilhelm Röntgen, che vinse anche il premio Nobel per la scoperta. Röntgen si era accorto che un certo tipo di radiazione magnetica poteva penetrare diversi materiali e mostrare cosa c’era dietro. Così aveva prodotto la prima radiografia, con la mano della moglie. Li chiamò così, usando quella X che in matematica indica un’incognita, perché inizialmente non sapeva ancora che raggi avesse scoperto.

L’utilizzo delle radiazioni nella diagnostica per immagini

L’utilizzo si diffuse rapidamente, ma molti ne ebbero conseguenze negative. I raggi X possono essere pericolosi, in dosi molto elevate possono causare il cancro. Oggi grazie al progresso scientifico le macchine per le radiografie emettono una quantità molto molto bassa di radiazioni, non tanto superiore a quella che assorbiamo in una giornata normale. È comunque un tipo di esame a cui non è il caso di sottoporsi con molta frequenza o troppa leggerezza.

Particolare attenzione devono fare le donne in stato di gravidanza. In questo caso è fondamentale valutare attentamente la situazione ed attuare l’esame solo se non ci sono alternative e con particolari accorgimenti.

La cattura dell’immagine con i raggi X avviene con un principio simile a quello della fotografia. Le radiazioni attraversano i tessuti e, a seconda di come questi le assorbono, risaltano o meno nell’immagine. Le ossa per esempio assorbono molto e quindi si vedono bianche nella radiografia. I polmoni non assorbono quasi per nulla e quindi nell’immagine diventano neri.

Cosa si vede in una radiografia

Le radiografie mostrano chiaramente la parte dura dei tessuti, quindi l’osso. Si sfruttano per vedere se ci sono fratture oppure se c’è degenerazione ossea (artrosi o artrite). Si possono anche eseguire radiografie al torace, per vedere se ci sono anomalie dell’apparato respiratorio. Le radiografie all’addome si fanno soprattutto per vedere se ci sono calcoli o corpi estranei ingeriti.

Come per la risonanza magnetica, non c’è una particolare preparazione all’esame.

Il tecnico che esegue la radiografia ha a disposizione molte varianti per fare l’esame diagnostico. I raggi X si possono fare da posizione distesa o eretta, con le articolazioni sotto carico o meno. Inoltre esistono una serie di proiezioni che lo specialista può specificare nella prescrizione, per far sapere al tecnico che eseguirà l’esame in che modo vuole vedere esattamente la parte anatomica.

Rispetto alla risonanza magnetica gli esami con i raggi X hanno una durata più breve e anche un costo più contenuto. Non si può dire però che siano totalmente non invasivi. Ugualmente a tutti gli altri esami diagnostici è quindi fondamentale avere informazioni precise. Solo per alcune diagnosi le radiografie sono utili. Mentre è l’esame più adatto per individuare l’artrosi, risulta inutile per diagnosticare patologie che riguardano tendini e muscoli.

La Spinometria Formetric per studiare le curve della colonna vertebrale

I raggi X si eseguono di norma anche per valutare le curve della colonna vertebrale per atteggiamenti scoliotici, “paramorfismi”, scoliosi strutturate e dorso curvo. Un’alternativa a cui ci affidiamo per questo scopo è l’esame fatto con la Spinometria Formetric. La Spinometria consente di ricostruire in 3D le curve della colonna vertebrale senza usare i raggi X. Non sostituisce la radiografia tradizionale ma permette uno studio molto minuzioso di scoliosi minori e dorso curvo e dell’evoluzione delle stesse. No essendo invasiva, può essere ripetuta a breve distanza di tempo. Il tempo di esecuzione è di pochi minuti.

Diagnostica per immagini con la Tac: quando serve?

diagnostica per immagini, esecuzione di una Tac

Tac sta per Tomografia Assiale Computerizzata e nella diagnostica per immagini si può descrivere come una via di mezzo fra risonanza magnetica e radiografie. I primi utilizzi risalgono agli anni 70, poco prima della risonanza.

La Tac utilizza i raggi X per restituire immagini ad alta definizione di specifiche parti anatomiche. La macchina assomiglia molto a quella della risonanza.

Le immagini sono tridimensionali e grazie ai nuovi software si possono eseguire delle elaborazioni di immagini in 3D simili ad uno spaccato anatomico. Questo è possibile perché, a differenza delle radiografie, il tubo che emana le radiazioni ruota intorno al paziente, dunque le radiazioni attraversano da più angolazioni la zona anatomica.

Anche in questo caso è possibile eseguire l’esame con il mezzo di contrasto, a patto che il paziente sia a digiuno dalle ore indicate. Senza metodo di contrasto la preparazione all’esame è la stessa che per i precedenti.

Mentre la RMN studia meglio i tessuti molli, la Tac studia meglio l’osso. La seconda però ha in generale un livello di precisione maggiore. Per questo viene usata spesso anche in campo oncologico, vascolare o cardiologico. A volte nella prima fase si fanno entrambi gli esami per vedere il tessuto in modo diverso e poi si prosegue con la risonanza per evitare un’ulteriore esposizione alle radiazioni.

La durata dell’esame è di circa 10/20 minuti ed il costo è abbastanza elevato. L’utilizzo della Tac è meno frequente ed avviene su indicazione specialistica. Dunque, almeno per le patologie muscolo-scheletriche, rimane un esame a sé e difficilmente viene richiesto spontaneamente dai pazienti.

Esami diagnostici: cosa si può vedere con un’ecografia?

immagine di un'ecografia

In ambito ortopedico e fisioterapico, insieme a risonanza magnetica e radiografie, genera spesso confusione l’utilità dell’ecografia. Questo succede perché non tutti sanno che cosa l’ecografia permette di vedere esattamente.

L’utilizzo più conosciuto è sicuramente quello in fase di gravidanza, per vedere il feto. Ma con lo stesso principio si possono indagare una serie di anomalie nei muscoli, nei tendini e negli organi interni.

L’ecografia sfrutta onde sonore ad alta frequenza che vengono veicolate attraverso un gel. Come la risonanza magnetica è un esame completamente non invasivo. Si tratta di un esame sicuro, rapido e non molto costoso. Il suo limite è che, proprio perché non usa radiazioni, non è in grado di riprodurre tutti i tessuti, fra cui il tessuto osseo.

La preparazione all’esame dipende dalla zona del corpo da sottoporre. Se si tratta dell’addome superiore serve essere a digiuno da almeno sei ore. Per l’addome inferiore è invece necessario bere molta acqua a partire da un’ora prima per arrivare al momento dell’esame con la vescica piena. In caso di ecografia all’addome completo è necessario osservare entrambe le indicazioni, digiuno e acqua. Per le ecografie muscolo-tendinee invece non è necessaria alcuna preparazione.

L’ecografia può essere svolta con eco-color-doppler, un sistema che permette di indagare il flusso sanguigno e di vedere se ci sono ostruzioni arteriose o venose.

Nel campo fisioterapico l’ecografia può essere molto utile per valutare la lesione di tendini o delle fibre muscolari. Tra gli esami diagnostici è il più utilizzato per indagare gli strappi muscolari, gli ematomi e la loro evoluzione nel tempo.

In conclusione, gli esami diagnostici non vanno eseguiti con leggerezza

lettura esami diagnostici

Abbiamo scritto questa breve e sintetica panoramica sulla diagnostica per immagini con lo scopo di sottolineare alcune importanti differenze fra gli esami. Proprio perché sono diversi fra loro e in alcuni casi le differenze sono sottili, è bene consultare lo specialista oppure il medico di base prima di prenotarne uno.

La diagnostica per immagini è una risorsa estremamente preziosa per la cura del paziente. È però dovere di tutti i professionisti appoggiarsi ad essa solo quando necessario e tutelare il paziente da accertamenti superflui, che porterebbero soltanto ad inutile stress.

È bene ricordarsi che, nel mondo della medicina, gli esami diagnostici non danno sempre tutte le risposte. A volte servono, altre volte la risposta si trova parlando, eseguendo dei test clinici diagnostici specifici (di movimento ad esempio) o altri esami di natura diversa. Inoltre, seconda cosa molto importante, l’esito di un esame diagnostico va sempre interpretato e contestualizzato dallo specialista. La stessa identica situazione “visiva”, in due pazienti diversi può portare ad una diagnosi diversa.